Il Sultano che sogna in verde e nero
🌍 Il colore verde #184 La Cop è partita tra le contraddizioni di Al Jaber e un annuncio inaspettato: la partita di queste settimane si gioca tutta attorno al ruolo dei combustibili fossili
Buongiorno, come va?
Oggi due grandi direzioni: un po’ di aggiornamenti dalla Cop28 di Dubai, dall’altro un approfondimento su il rapporto degli italiani con il clima e in generale con le tante crisi del contemporaneo.
Un micro-annuncio: se siete a Torino lunedì La Stampa organizza un evento dal nome “L’alfabeto del futuro”. Tra i diversi incontri ci sono anch’io: intervisto Carlo Petrini e Anna Ferrino. Ingresso gratuito con registrazione.
Buona lettura e buon weekend!
5️⃣ Come sta andando la COP28 di Dubai, in cinque punti
Se sei qui, è probabile che tu sappia che è iniziata la Cop e che si tratta del più importante appuntamento di diplomazia climatica dell’anno. Termina il prossimo weekend. Per chi ha perso dei passaggi, invece, ecco un bignamino che ho fatto per la Stampa → Le dieci cose più importanti da sapere sull’evento di Dubai.
È iniziata tra mille dubbi e contraddizioni, ma anche con il botto. Ecco che succede, in altri cinque punti.
La partita più importante si gioca sui combustibili fossili. Per gli scienziati e l’Agenzia internazionale per l’energia dobbiamo smettere di avviare nuovi progetti di estrazione e trovare strade per eliminarli dalle nostre vite. Per i Paesi ricchi di petrolio e idrocarburi, tra cui gli Emirati arabi uniti che ospitano la Cop di quest’anno, invece, le fonti fossili vanno eliminate con calma e gradualmente: sono fonte di ricchezza e quindi permettono di sviluppare tecnologie verdi. Il successo della decisione finale di Cop si misurerà qui.
La contraddizione è l’essenza assoluta di questa Cop e del suo presidente, Ahmed Al Jaber, il sultano dalle due facce. Una nera petrolio, una verde speranza. È un leader, sa fare il suo mestiere, ha fatto i compiti. Grazie a lui sono arrivati i soldi per il Loss&Damage. Ma crede in un mondo dove rinnovabili e petrolio riescono a convivere senza conseguenze per l’ambiente. Su La Stampa ho scritto un lungo pezzo sulle promesse impossibili del Sultan of swing.
Ieri è stato approvato e lanciato il fondo “Loss&Damage”. Mai nella storia di Cop una decisione così forte era stata presa nei primi giorni di conferenza. Del fondo “Loss and damage”, perdite e danni, se ne parlava già l’anno scorso alla Cop27 egiziana, ma non c’erano ancora soldi. Si tratta di aiuti ai Paesi vulnerabili già vittima degli effetti del climate change. Grazie alle mediazioni di Al Jaber, ora sul piatto ci sono 500 milioni messi da dieci Paesi e dall’Ue hanno. Ben 100 arrivano dall’Italia. Annuncio a sorpresa di Meloni.
→ C’è una chiave di lettura critica sul fondo: per ora hanno aderito solo Paesi che hanno stretto o vogliono stringere rapporti con gli Emirati, una sorta di club esclusivo per accedere a relazioni privilegiate. (Ne ho scritto su La Stampa di oggi)
Altri tavoli aperti. A. Alimentazione e agricoltura entreranno nei piani climatici di 134 Stati (Italia compresa) che si sono impegnati a unire per la prima volta questi temi. B. Sembra sempre più certo un accordo sulla triplicazione della produzione globale di energia rinnovabile entro il 2030. C. Nel weekend si parlerà anche molto di salute e del rapporto indissolubile tra salute del Pianeta, degli animali e dell’essere umano.
In questi giorni sono usciti tanti report sul clima, le emissioni e tutto il resto. Non te li elenco perché dicono grossomodo la stessa cosa: ci stiamo schiantando. Uno però vale la pena sempre ricordare, viene da Oxfam.
L’1% più ricco del Pianeta inquina quanto due terzi dell’umanità. La quota di emissioni di CO2 di cui è responsabile l’1% degli individui più facoltosi del mondo è salita al 16% nel 2019.
→ Come seguire la Cop ogni giorno: il think tank Ecco, l’associazione Italian Climate Network, la newsletter Areale di Ferdinando Cotugno per Domani. In inglese: Carbon Brief e Heated. Se ne hai altri consigliameli che li aggiungo.
🔎 IL FOCUS: L’Italia che ha l’ipertrofia emotiva
C’era una volta l’Italia giovane e spensierata. Siamo diventati un popolo anziano e preoccupato. Dobbiamo farci i conti. Ieri è uscito il rapporto annuale del Censis, l’istituto che studia tendenze e comportamenti del nostro Paese.
Soffriamo di «ipertrofia emotiva», così il Censis chiama la sensazione dilagante del nostro tempo. Il risultato è che oggi per gli italiani tutto è emergenza, dunque, alla fine, nulla lo è veramente. Per capire: l’84% degli italiani è impaurito dal “clima impazzito” (lo chiamano così, noi lo chiamiamo emergenza climatica), il 73,4% teme per il futuro del Paese per i suoi problemi strutturali, il 73% è convinto che per via degli sconvolgimenti globali arriveranno in Italia sempre più migranti e non sapremo come gestirli. Ma ancora: il 53% teme il collasso finanziario dello Stato, il 60% ha paura dell’esplosione di un conflitto globale e il 50% è convinto che non abbiamo abbastanza difese contro il terrorismo. Fanno paura la siccità e la crisi energetica.
Ma a fronte di tutto ciò l’istituto di ricerca rileva che nulla smuove i cittadini che sono «sonnambuli», sprofondati in un sonno che li rende «ciechi davanti ai presagi». Nell’era delle poli-crisi noi siamo in crisi di identità.
Cambiano anche i sogni e le aspettative sul posto di lavoro, come mostra questo grafico:
Anche il risentimento, in voga pochi anni fa, ha lasciato il posto alla sofferenza apatica. “Bene ma non benissimo”, “Mai una gioia”, “Nostalgia di epoche mai vissute”. Pensavo fossero etichette della mia generazione, la verità è che siamo tutti sulla stessa barca che affonda lentamente.
Mi sembra una fotografia perfetta di quest’era, da tenere a mente quando parliamo con le persone che ci stanno intorno (a casa e sul lavoro) e quando progettiamo idee per il futuro. Una via d’uscita immagino ci sia, chi la trova per primo la dica agli altri :)
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Ps. A proposito di sondaggi e idee degli italiani, qui i dati della nuova ricerca della onlus Amref (con loro sono stato in Kenya) su clima, salute e Africa.
📸 LE MIE FOTO PREFERITE
Eliott Erwitt, tra i più importanti fotografi del Novecento, è morto mercoledì a 95 anni. Amava scattare foto ai cani e agli umani che se li portano in giro. Nella prima immagine siamo a New York, nel 2000. Nella seconda stessa città ma nel 1974. Qui ci sono tutte le sue altre foto canine.
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Se sei qui, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile: grazie per supportare questa newsletter. Il colore verde è nata nel 2020 e la curo io, Nicolas Lozito, friulano, 32 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa. Nel 2021 la newsletter ha vinto un premio, assegnato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Radio 3 Scienza.
La comunità de Il colore verde ha un bosco di 250 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia e i suoi dati qui. Se vuoi adottare un albero anche tu da ZeroCO₂, usa il codice ILCOLOREVERDE per uno sconto del 30%.
Insegno alla Scuola Holden di Torino e al Master di giornalismo della Luiss di Roma. Tengo anche dei corsi aperti, come “Progettare una newsletter” per Holden Pro.
Ho curato anche quattro podcast: Climateers (2021, Pillow talk), Cambiamenti (2022, Emons record), Verde speranza (Onepodcast/La Stampa) e Moltitudini (Laterza, 2023).
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Mi sembra che il rapporto Oxfam, che sottolinea come sia un po' inutile (se non sbagliato) parlare di "stati che emettono" e "stati che subiscono i cambiamenti climatici", spieghi anche la ratio delle "buone notizie" che arrivano dalla COP28. I soldi del fondo "Loss and damage" con ogni probabilità resteranno nelle mani di quell'1% di ricchi emettitori (che a volte sono le stesse persone sei nei paesi "emettitori" che in quelli che subiscono i cambiamenti climatici).
E i finanziamenti per l'energia rinnovabile?
Stranamente in questa COP si fa qualcosa di concreto per far girare soldi, ma per quanto riguarda la riduzione di consumi ed emissioni...
Se dovessi riassumere questa newsletter, utilizzerei proprio le parole del punto n.04, "ci stiamo schiantando". D'altronde facciamo poco per evitarlo.
E, a proposito di combustibili fossili, stranamente comincio a sentire parlare con una certa assiduità, oltre che di calcio, anche di auto elettriche, dei loro pregi e difetti. È un primo passo?
Possiamo fare molto anche solo informandoci.