Lì dove c’era l’erba ora c’è internet
🌍 Il colore verde #208 Una popolazione indigena dell'Amazzonia non si era mai connessa alla rete, poi è arrivato Elon Musk. In più: il caldo, la montagna e le elezioni
Buongiorno! Se sei nuova o nuovo, qui funziona così: un piccolo spunto iniziale, poi cinque notizie, un numero, un approfondimento (oggi scritto da Federica), i link e infine una bellissima immagine di animali. Il colore verde è più lunga di molte altre newsletter, ma si legge veloce e ti fa stare al passo con le cose di clima, ambiente e sostenibilità che accadono là fuori. Pronti, via!
Una catena colombiana di supermercati ha introdotto gli “Sticker salvavidas” sulla frutta e verdura in vendita. Invece che il classico adesivo inutile con il marchio del produttore, gli sticker mostrano diverse gradazione di colore. Ogni colore corrisponde a un grado di maturazione diversa del frutto e suggerisce il migliore utilizzo. “En cada color, una nueva receta”. Il supermercato deve buttare meno cibo, chi compra può usarlo più a lungo. Genius.
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Questa newsletter arriva a 6.999 persone. +83 rispetto l’ultima puntata
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Ps. Sono stato ospite del podcast Hacking Creativity. Abbiamo parlato di storytelling, cambiamento climatico e appunto… creatività.
🌡️ Maggio è il maggio più caldo: siamo a 12 mesi di record
Anche maggio è stato il maggio più caldo mai registrato dall’essere umano, ci ha detto questa settimana il servizio europeo Copernicus. Il dato allunga la striscia di record bollenti: siamo a 12 mesi consecutivi di “mesi più caldi di sempre”.
La temperatura media globale degli ultimi 12 mesi, dal giugno 2023 al maggio 2024, è stata la più alta mai registrata. +1,63°C sopra la media pre-industriale 1850-1900. A maggio di quest’anno, la temperatura media globale è stata di 15,91°C. +0,65°C sopra la media di maggio nel periodo 1991 - 2020.
Teoricamente, dico teoricamente, la temperatura nei prossimi mesi potrebbe scendere, visto che diminuirà l’effetto di El Niño, fenomeno ciclico naturale che ogni 5-7 anni scalda e rende più umida l’atmosfera.
🚭 Guterres vuole vietare le pubblicità delle fonti fossili
Le aziende dei combustibili fossili sono i “godfathers of climate chaos”, i padrini del caos climatico. Parola di António Guterres, segretario generale, che il 5 giugno, la giornata mondiale dell’Ambiente, si è tolto qualche sassolino dalla scarpa
«Esorto tutti i Paesi a vietare la pubblicità delle aziende produttrici di combustibili fossili. E invito i media e le aziende tecnologiche a smettere di fare pubblicità ai combustibili fossili».
Guterres ha paragonato l’introduzione dei divieti a quelli già applicati all’industria del tabacco. Ha poi aggiunto:
«Gli esseri umani costituiscono una minaccia per la vita sulla Terra paragonabile al meteorite che ha causato l’estinzione dei dinosauri. Per quanto riguarda il clima, non siamo i dinosauri ma il meteorite. Non siamo solo in pericolo, siamo il pericolo».
🇲🇽 La prima presidente climatica al mondo, in Messico
Domenica scorsa, 2 giugno, il Messico ha eletto una nuova presidente: Claudia Sheinbaum. non solo è la prima donna per la carica, ma è anche una scienziata. Ha un dottorato di ricerca in ingegneria energetica.
Il curriculum, da Wired:
Sheinbaum è entrata in politica nel 2000, quando è stata nominata segretaria all’ambiente di Città del Messico. Dopo aver lasciato il ruolo nel 2006, si è unita all’Ipcc, l’organo Onu che studia il climate change, e insieme a quella squadra di ricercatori nel 2007 ha vinto il Nobel per la Pace. Nel 2015, è diventata la prima donna eletta capo del distretto di Tlalpan a Città del Messico. Nel 2018 è stata eletta capo del governo dell’intera città – ancora una volta, la prima donna a farlo. A queste elezioni si è presentata come successore di Andrés Manuel López Obrador, il presidente uscente molto popolare.
Sheinbaum ha vinto con il 60% dei consensi, anche se alcuni osservatori hanno criticato proprio il suo programma “verde”, giudicato troppo poco ambizioso.
🏔️ Nasce il “Manifesto di Courmayeur” per raccontare e difendere il futuro della montagna
Lunedì scorso, sul Monte Bianco è stato siglato il “Manifesto di Courmayeur”. Un documento in sette punti che ha l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sostenibile e l’adattamento al cambiamento climatico delle comunità alpine. Come abbiamo raccontato spesso, la montagna è colpita in maniera sproporzionata del surriscaldamento globale, e chi ci abita ragiona ormai da anni su come reagire su scala locale e su scala globale. Le prime firme del manifesto sono quelle della Regione Valle D’Aosta, il Consorzio degli Enti Locali della Valle d’Aosta, la Fondazione Montagna Sicura, la Fondazione Courmayeur-Mont Blanc e il giornale dove lavoro, La Stampa (disclaimer: ho partecipato all’ideazione e alla stesura del documento).
1. La montagna non è solo un paesaggio, è un ecosistema.
2. Il cambiamento climatico va affrontato subito e insieme.
3. La scienza è una preziosa alleata per superare dubbi e negazionismi.
4. L’informazione ha il ruolo di guida: mostra i pericoli, racconta le soluzioni e dà voce alle opportunità.
5. Le comunità alpine devono continuare a prosperare grazie all’adattamento.
6. La sostenibilità è futuro, il futuro è sostenibile.
7. La speranza è come una sorgente, va trovata e protetta.
→ Qui il testo completo del Manifesto.
🇪🇺 Si vota si vota si vota si vota!
Dalle 15 di oggi, sabato 8 giugno, fino a domenica sera alle 23, in Italia votiamo per il Parlamento europeo.
Anche sabato scorso, come il sabato precedente, il link più cliccato è stato il Trovapartito di Sky, un quiz per capire la forza politica di riferimento. C’è anche questo de Il Sole 24 Ore. Abbiamo mostrato le pagelle di Italian Climate Network ai partiti italiani rispetto le politiche “green”, e i riferimenti per capire cosa vogliono sull’ambiente i gruppi europei.
Qualche nuovo link: per Politico l’Europa sta per vivere il suo “momento Donald Trump”, con lo slancio dell’estrema destra e di un certo populismo”.
su ha scritto una bella riflessione sulla campagna elettorale: Come ha fatto questa campagna elettorale a cadere così in basso?. Il Post fa capire che i verdi ce l’avranno durissima, e probabilmente passeranno da 74 seggi a 41: Una volta qui era tutto Greta Thunberg. Il Ny Times parla proprio di climate backlash, il contraccolpo delle politiche anti-ambiente.Caterina Orsenigo su Lucy ha fatto il ragionamento contrario: Smettiamo di parlare di clima.
«Abbandonare i discorsi sugli scenari del riscaldamento globale. Finirla col provare a convincere le persone che questo è un tema importante, urgente, che riguarda tutti. Cosa succederebbe, tutto sommato, se lo facessimo? Succederebbe che, togliendo lo stigma dell’ecologia, potremmo parlare di inflazione, di povertà, di lavoro, di disuguaglianze».
Quasi tutte le forze italiane ed europee hanno siglato un documento promettendo di ascoltare la scienza sul cambiamento climatico. Rimane fuori solo il gruppo Identità e Democrazia (a cui aderisce la Lega).
→ Ultima lettura consigliata: Ursula von der Leyen è la maga di Oz del cambiamento climatico di
su Linkiesta.→ Oggi è la Giornata mondiale degli oceani
“Non possiamo più vivere senza Internet”
Di
Sono arrivate sulle spalle degli uomini. Ne portavano due a testa, camminando nella foresta a piedi nudi o indossando delle infradito. Nove mesi fa, le antenne di Starlink, il sistema di connessione satellitare dell’azienda Space X di Elon Musk, hanno portato la connessione iper-veloce nel cuore della foresta amazzonica brasiliana, tra i villaggi dei Marubo. Sono una delle 7 tribù locali in contatto con l’esterno, vivono in piccoli nuclei raccolti intorno alle maloca, strutture allungate ricoperte di foglie di palma, dove gli abitanti si riuniscono per dormire, cucinare, accogliere gli ospiti e organizzare i riti sacri. La comunità è concentrata lungo il fiume Ituì, nella Valle del Javari, uno dei luoghi più remoti dell’Amazzonia. Prima dell’arrivo delle antenne, per le comunicazioni a distanza ci si affidava a precari sistemi radio.
È stato un leader Marubo, Enoque a credere nei benefici di Internet dopo avere passato molti anni tra la foresta e la città, lavorando come graphic designer per Coca-Cola. Con l’aiuto di un’attivista brasiliana, Flora Dutra, e di una benefattrice statunitense, è riuscito a trovare i fondi per comprare le antenne. Poco prima, nel maggio del 2022, Elon Musk aveva incontrato l’ormai ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro, affermando che “Molto può essere fatto per migliorare la qualità della vita attraverso la tecnologia”. Oggi Starlink può contare su 66 mila contratti attivi nell’Amazzonia brasiliana, coprendo un territorio pari al 93% delle municipalità registrate.
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Secondo Enoque, la connessione “Ha già salvato delle vite”. Nella foresta capita spesso che qualcuno venga morso da un serpente velenoso. Grazie a Internet, i tempi per allertare i soccorsi sono stati ridotti in modo significativo. Ma non è l’unico vantaggio. Adesso i capi dei villaggi riescono a coordinarsi tra loro e allertare le autorità in caso di emergenze sanitarie e crimini contro la foresta. Gli insegnanti sono in contatto con tanti studenti sparsi per le varie comunità e, con WhatsApp e altri sistemi di messaggistica, le distanze con amici e parenti lontani si sono azzerate.
Internet ha anche provocato una profonda spaccatura. Da una parte, uno stile di vita tradizionale, fatto di riti magici e condivisione degli spazi; dall’altra, “Persone curve sui cellulari, che chattavano, mandavano note vocali, guardavano video”, come ha raccontato il giornalista del New York Times, Jack Nicas, che ha percorso a piedi 80 chilometri di foresta per raggiungere i Marubo.
Le persone all’inizio passavano tutto il tempo al telefono, “Fino al punto in cui è diventato un problema anche per la caccia e l’agricoltura che sono necessari per il loro stile di vita”. Per arginare il problema, i capi-villaggio hanno dovuto limitare le ore di connessione a due la mattina, cinque nel pomeriggio e tutta la giornata solo la domenica. “I più anziani vedono i giovani sempre più interessati al mondo fuori, quindi, ad abbandonare la foresta” ha aggiunto Nicas, e no, non è quella solita frase boomer ‘voi giovani con questi cellulari’.
Qui la connessione potrebbe avere conseguenze imprevedibili sul ruolo e sulle abitudini delle popolazioni indigene che, va ricordato, sono custodi dell’80% della biodiversità nel mondo. Negli ultimi anni, circa 6200 indigeni della Valle del Javari si sono trasferiti nei centri urbani, per poi ritrovarsi spesso ad affrontare condizioni di vita precarie, povertà, dipendenza da alcol ed esposizione a nuove malattie. La spinta più grande è arrivata dalla promessa di sussidi governativi, soprattutto sotto il governo di Bolsonaro, in anni in cui è stato raggiunto un picco nella deforestazione e nell'espansione delle attività minerarie illegali (insomma, se nella foresta non c’è più nessuno, via libera).
Ma i problemi non si fermano qui. Kâipa è padre di tre bambini e ha raccontato di essere felicissimo perché l’arrivo di Internet gli ha permesso di mandare a scuola i suoi figli. Ma è anche molto spaventato dai videogame in cui sono presenti armi e sparatorie: “Temo che improvvisamente possano volerli imitare”. Un altro membro della comunità ha detto di essere preoccupato dell’impatto della pornografia: è ormai pratica diffusa quella di scambiarsi video per adulti via chat, e sono già stati osservati atteggiamenti sessuali aggressivi da parte di alcuni ragazzi. “Ho visto i Marubo avere a che fare con disinformazione, truffe, dipendenza da social network, videogiochi violenti” riporta il giornalista del New York Times. Cose con cui noi ci confrontiamo tutti i giorni, ma per una popolazione che ha smesso di vivere nel totale isolamento solo dalla fine dell’Ottocento possono essere sfide imponenti.
L’attivista Flora Dutra ha sottolineato che quella di avere accesso Internet è stata una richiesta esplicita dei Marubo, e noi non siamo nessuno per ostacolarli. C’è però una questione da non ignorare. Dalle nostre parti abbiamo avuto decenni per capire i meccanismi di Internet, i suoi pericoli e provare a difenderci (e non sempre con successo). I Marubo hanno sperimentato le stesse cose ma concentrate nell’arco di nove mesi, e senza che venisse offerta una adeguata formazione su come usare il nuovo strumento in modo consapevole. Se ci pensi, è un meccanismo non così diverso dall’arrivo dei coloni europei nelle Americhe, quando portarono con loro malattie e virus mai entrati a contatto con le popolazioni indigene.
Anche nella foresta amazzonica l’esistenza sarà divisa in un “prima” e un “dopo” Internet. Non mi azzardo a dire se questo sia un bene o un male, anche perché io una vita senza iperconnessione non riesco a ricordarla. L’unica cosa certa è nelle parole del leader Marubo Enoque: “Non possiamo più vivere senza Internet”.
Sounds of the Forest
Con questa mappa interattiva puoi ascoltare il suono di parchi e foreste di tutto il mondo ovunque ti trovi. Il progetto nasce per tenere traccia di questi luoghi, sempre più a rischio, e consegnarli alle generazioni future. Tutte e tutti possono inviare la loro registrazione qui, l’Italia è ancora tutta da mappare!
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→ La settimana scorsa festeggiavamo la biodiversità su Topolino. La storia è nata da un lavoro più profondo a cui hanno contribuito i ricercatori Chiara Anzolini e Fabio De Pascale dell’Università di Padova.
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Se sei qui, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile. La newsletter è nata nel marzo 2020 e la curo io, Nicolas Lozito, friulano, 33 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa.
Da febbraio 2024 Federica De Lillis collabora con me. Giornalista romana, ora vive a Milano e lavora per Sky Tg24. I suoi focus: nuove generazioni, diritti e digitale.
La comunità de Il colore verde ha un bosco di 300 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia qui. Se vuoi adottare un albero anche tu da ZeroCO₂, usa il codice ILCOLOREVERDE per uno sconto del 30%.
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