Cosa ho capito in un'ora con il ministro
🌍 Il colore verde #203 Cosa pensa Pichetto Fratin. Le alluvioni in Kenya. La plastica che diventa sasso e una giraffa da cui sbuca un arcobaleno
Buongiorno!
Non so se ti sei mai fatta o fatto questa domanda: che cos’è una roccia? Io no, mai. Però la questione mi frulla in testa da quando ho visto questa foto:
È un blocco di plastica e colata lavica ritrovato alle Hawaii. Per alcuni ricercatori è una “plastiglomerato”, un agglomerato di plastica; e può essere incluso nella categoria delle “rocce sedimentarie clastiche”. Quindi una roccia a tutti gli effetti, seppure includa materiale artificiale. Per altri studiosi invece la categoria non va bene. Il dibattito attorno al tema può sembrarti cosa da pazzi, ma fa capire come a tutti gli effetti siamo in un’epoca dove l’ambiente muta così in fretta che è difficile stare dietro a tutto.
Se vuoi leggere di più, qui il bell’articolo da cui la foto è tratta.
Va bene, iniziamo!
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🤝 Il G7 di Venaria è finito bene. Ma andiamo ancora troppo lenti
A inizio settimana si è tenuto alla reggia di Venaria il G7 dedicato al Clima. Il risultato più importante? I Paesi più ricchi al mondo si sono accordati per dire addio al carbone entro la prima metà del 2030.
La notizia è tutto sommato buona: combinando tutto il fabbisogno energetico dei 7 Paesi, il carbone soddisfa il 16% della domanda (nel 2015 il 29%). In Germania e Giappone è ancora sopra al 30% del mix energetico, quindi se questi due Paesi ci riescono sarà un grande risultato. C’è una postilla nell’accordo: Se per colpa delle guerre, scontri commerciali e quant’altro un Paese non riesce a eliminare il carbone, è giustificato.
“La carta di Venaria” include altri punti, ma non così precisi o decisi come lo stop al carbone: triplicare le rinnovabili entro 2030 confermando quando detto alla Cop28, rafforzare la finanza climatica (che necessita trillions “migliaia di miliardi”); rafforzare l’infrastruttura elettrica e lo stoccaggio di energia; e aggiornare i piani climatici in anticipo rispetto alla scadenza del dicembre 2025.
🌧️ Continuano le forti piogge in giro per il mondo: 180 morti in Kenya, altri 48 in Cina, 30 in Brasile
La settimana scorsa abbiamo visto i danni delle forti piogge in tutto il continente asiatico. In Cina sono proseguite e nella regione del Guangdong hanno causato il collasso di una superstrada elevata: 48 morti.
In Kenya piove da apocalisse: 180 morti, molti dei quali dopo che una diga è crollata a Mai Mahiu, non lontano da Nairobi. Gli scienziati parlando di “cocktail mortale” di cambiamento climatico, influenza de El Nino e decenni di pessima organizzazione urbana e terribile costruzione di infrastrutture.
Anche in Brasile è collassata una diga nello stato di Rio Grande do Sul: almeno 30 morti. Per la BBC le cause sono da attribuire a una rara combinazione di temperature più alte della media, alta umidità e forti venti.
💧 Un anno fa iniziava a piovere in Romagna: un’alluvione dimenticata dalla politica
Il 2 maggio 2023 il centro Italia e in particolare la Romagna venivano colpiti dal primo round di piogge senza precedenti (terminate il 17 maggio). Diciassette vittime, 36.000 sfollati. 23 corsi d’acqua esondati. 500 strade chiuse. È stata l’alluvione che ha generato più danni nella storia italiana, quantificati in 10 miliardi di euro da uno studio della Swiss Re, e solo il 6% era assicurato.
Su La Stampa di venerdì Niccolò Zancan racconta di come gli aiuti promessi non siano arrivati quasi a nessuno, e molti hanno ricostruito in fretta con i propri risparmi: “L’alluvione dimenticata”, si intitola il reportage e inizia con questa storia:
«Il letto aveva le sbarre», continua a ripetere la signora Giuliana Bordin. È passato un anno. Ma non c’è modo di ricomporre il disastro. «Mio marito non muoveva più le gambe, povero Giovanni. Era invalido, il suo letto aveva le sbarre. E io ero sola in casa, quando l’acqua ha fatto saltare la luce. Nessuno è venuto a salvarlo. Il sindaco non aveva l’elenco dei disabili». Giuliana Bordin fa segno della piena all’altezza del collo, racconta del comodino che fluttuava nel buio, di come sia riuscita fortunosamente ad arrivare al piano di sopra, mentre il marito annegava. «Grazie a dio, i vigili del fuoco hanno agganciato le cime del gommone alla finestra. Mi hanno imbragata come un salame e mi hanno portata via. Ma Giovanni, no. Il suo letto aveva le sbarre».
♻️ Le bugie delle compagnie petrolifere in America, il greenwashing degli aerei in Europa
Una commissione del Senato americano guidata dal Partito democratico ha indagato le strategie di comunicazione di alcune grandi compagnie petrolifere e ha scoperto che fanno di tutto per “negare, minimizzare, nascondere, ingannare” l’impatto climatico delle loro operazioni. Dal 2015 a oggi hanno usato linguaggi ambigui, sotterfugi e spesso, nelle mail interne all’aziende, riconoscevano il problema ma decidevano di non considerarlo. Niente di nuovo, ovviamente, ma leggere i dettagli della storia fa capire quanta strada ci sia ancora da fare.
Nel frattempo la Commissione europea, che sta mettendo in piedi diversi strumenti contro il greenwashing, ha scritto a 20 compagnie aeree che operano nel Continente chiedendo che smettano di fare pubblicità ingannevole. La Commissione elenca nella sua lettera gli inganni a cui le compagnie aeree sottopongono i consumatori. Ad esempio, usano il termine “Sustainable Aviation Fuel” (SAF), senza spiegare l’impatto che ha; o termini come “verde”, “sostenibile” o “responsabile” usati senza basi scientifiche.
🧊 Il ghiacciaio islandese che è candidato alle elezioni presidenziali
Il Snæfellsjökull, uno dei più celebri ghiacciai islandesi (che ispirò anche Jules Verne per Viaggio al centro della Terra) è stato ufficialmente candidato per le elezioni presidenziali del prossimo primo giugno. Un’iniziativa voluta da un gruppo di ambientalisti che ha soddisfatto tutti i requisiti. Angela Rawlings, la fondatrice del movimento, per rendere legale l’operazione ha ufficialmente aggiunto come secondo nome ai suoi documenti il nome del ghiacciaio. L’operazione punta a far capire come ambiente, acqua e clima debbano stare al centro del dibattito politico.
Sempre in Islanda, nel 2019 è stato celebrato il funerale di un ghiacciaio che stava scomparendo. Ma gli amici islandesi non sono gli unici a battersi per le entità naturali. In Ecuador e Bolivia è stata modificata la Costituzione affinché venissero inclusi i diritti della natura. In Nuova Zelanda i Maori hanno dato personalità giuridica al fiume Whanganui.
Nella mente di Pichetto Fratin
Sabato scorso ho passato un’ora con il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. L’ho intervistato per La Stampa. 15 minuti in video, poi seduti a un tavolo per la versione per il quotidiano.
Contesto: il ministro è stato spesso criticato in passato per la sua preparazione non all’altezza. Non parla inglese e in diverse occasioni internazionali è sembrato un po’ spaesato. Quando nel 2022 è entrato nella squadra di governo era stato descritto come un politico paludato ma senza una specifica competenza in campo climatico. Ti ricordo quando, il giorno della nomina, aveva goffamente ringraziato Meloni per avergli affidato il ministero della Pubblica amministrazione.
Ma ecco cosa ho capito nella mia ora con lui:
1. È più preparato di quanto sembri. Non è animale da palcoscenico, ma ha fatto i compiti e ha chiara la questione energetica italiana. Ha tutti i numeri in testa e conosce bene il quadro politico, legislativo e tecnico entro cui si muove.
2. Non è negazionista, ma la scienza del clima non è il suo forte. Diciamo che la accetta come un figlio che si mette il maglioncino perché glielo dice la mamma. Infatti quando parla dà per assodato che ci sia un problema di cambiamento climatico, ma molto spesso usa la formula “se gli scienziati ci dicono che…”.
3. Ha ben chiari gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni… Sa che quello è il compito, e che deve fare il possibile per raggiungerlo.
4. …Anche se non è d’accordo con il percorso. Come tutto il governo, non ama le imposizioni dell’Ue: si oppone alla direttiva “Case green” (“le abitazioni del nostro Paese sono molto diverse dagli altri, ci costerà troppo”); alla Legge sulla Natura; la messa al bando delle auto a motore. È difficile dire no a tutto e allo stesso tempo ridurre le emissioni in maniera strutturale.
5. Vuole davvero chiudere le centrali a carbone. Quando me l’ha detto l’ho incalzato per sapere una data, visto che nel Regno Unito a settembre chiude l’ultima centrale. Non si è tirato indietro e ha risposto: «entro qualche mese o più probabilmente un anno per l’Italia continentale, 2027 per la Sardegna». Ha raccontato che già voleva farlo lo scorso settembre, ma poi è scoppiata la guerra in Medio Oriente: il quadro geopolitico rende instabile la sicurezza energetica. (Nel mix energetico italiano il carbone soddisfa appena l’1,7% dei consumi. Niente di che).
6. Crede che il gas, invece, sia una fondamentale fonte di transizione. E vuole usarla finché è possibile e forse anche oltre. Il gas metano genera meno CO₂ di carbone e petrolio, ma comunque è una fonte fossile. Il vero salto di qualità della decarbonizzazione nei Paesi occidentali sarebbe proprio quello di eliminarlo dal mix. L’Italia, ora che ha rinuciato al gas russo, vuole sfruttare la rete mediterranea e possibilmente creare nuovi impianti e trovare nuove forniture. È una linea condivisa da tutto il governo.
7. Gli piace il nucleare. Da matti. Tanto che in questi giorni ha accellerato considerevolmente la pratica: ha nominato un giurista per studiare come re-inserire l’energia nucleare nel contesto legislativo italiano; ha promesso che entro la fine della legislatura ci saranno le leggi e sarà trovato il sito nazionale per le scorie nucleari. Gli piacciono gli Small Modular Reactors, piccoli reattori a fissione di nuova generazione (ancora in sviluppo) e pensa che consorzi di aziende private inizieranno a costruirli in tante città italiane. Ha annunciato che nel prossimo Pniec, il piano nazionale energia e clima che dobbiamo presentare all’Europa a giugno, saranno calcolati degli scenari in cui il nucleare è incluso nel mix energetico tra 2030 e 2050.
8. E quindi forse considera anche le rinnovabili come una fonte transitoria. Sa che le rinnovabili sono una risorsa incredibile per il nostro Paese. Ma anche che «non possiamo riempire il nostro bel Paese di pannelli e pale» (esatta cit.). La mia impressione è che alla fine intenda il rinnovabile come la migliore alternativa sul tavolo… per ora, fintanto che non arriva il nucleare.
9. Vorrebbe creare uno strumento globale automatizzato per finanziare la transizione nei Paesi in via di sviluppo. Gli ho parlato della nostra ultima puntata della newsletter, dove Federica raccontava la proposta di una tassa climatica per i super-ricchi. Ha definito l’idea “demagogica”, ma mi ha spiegato che a livello internazionale vorrebbe ci fosse un meccanismo automatizzato perchè i Paesi ricchi contribuiscano agli aiuti internazionali per i Paesi vulnerabili. Non su base volontaria come accade ora con il fondo Loss&Damage. «Stiamo studiando un modo, speriamo si trovi».
10. Pensa che gli attivisti per il clima siano “violenti”. Divide gli attivisti per l’ambiente in due categorie: quelli che protestano (“E la protesta è legittima in un Paese democratico”); e quelli che causano “violenze e danni”, che considera inaccettabili. Racconta che ha incontrato alcuni attivisti, in particolare Ultima generazione, ma che quando ha chiesto di tornare con piani e proposte loro non si sono presentati. Sostiene che chiunque possa incontrarlo, risponde “entro otto giorni”.
Extra. Considera l’ambientalismo come valore di destra. “L’Italia è prosperata grazie all’ingegno e intraprendenza degli italiani. La decarbonizzazione è un’opportunità di crescita senza precedenti che genera benessere, occupazione e ricchezza”.
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Se sei qui, vuol dire che Il colore verde ti piace davvero e ti è utile. La newsletter è nata nel marzo 2020 e la curo io, Nicolas Lozito, friulano, 33 anni. Sono un giornalista e lavoro a La Stampa.
Da febbraio 2024 Federica De Lillis collabora con me. Giornalista romana, ora vive a Milano e lavora per Sky Tg24. I suoi focus: nuove generazioni, diritti e digitale.
La comunità de Il colore verde ha un bosco di 300 alberi in Guatemala, piantato da ZeroCO₂: trovi la sua storia qui. Se vuoi adottare un albero anche tu da ZeroCO₂, usa il codice ILCOLOREVERDE per uno sconto del 30%.
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Fun fact: anche Santiago Abascal, leader del partito di estrema destra spagnolo Vox, è un grande fan degli SNR. (P.S. Mi fa sorridere il fatto che si critichi l'impatto "estetico" delle pale eoliche, come se le centrali nucleari fossero invece bellissime 🤔)
Avanti tutta così🍀